Siamo diventati come l’Inter di prima della Grande Commedia del 2006: siamo la JUVINTER. Quella che alla fine puntava alla Coppa del Nonno, e – regolarmente – la perdeva.
Complimenti ai primi responsabili di tutto questo: gli attuali proprietari "di riferimento". Complimenti per essersi auto sodomizzati nella maniera più seria e comica allo stesso tempo che si sia mai vista. Il tutto – ovviamente – per il solito motivo: potere.
Per questo però sono passati sopra quello che in realtà sono ancora oggi (anzi oggi più ancora di prima) le società calcistiche: delle associazioni che riuniscono idealità e passioni di gruppi di persone. Ed è su queste idealità e passioni che questi personaggi hanno passeggiato con le scarpe da golf (che hanno più tacchetti di quelle da calcio).
Ma come si può pretendere di essere anche solo credibili (Signori novelli proprietari “di riferimento”) quando si chiamano a dirigere “la più importante squadra di calcio italiana” persone che nulla hanno mai avuto a che fare con il calcio (Blanc e Cobolli), o che fino a ieri erano giovani apprendisti dallo zio Luciano ?
Più che mai apprezzo il nostro caro Deschamp, che come guascone (come era D’Artagnan) gli ha sbattuto la porta in faccia. E non per il rifiuto dei rinforzi richiesti (come invece dice il quotidiano marrone), ma perché, quando disse candidamente in un’intervista tv che “non aveva capito perché la società non aveva fatto ricorso al Tar come invece aveva detto” (dato che “il ricorso è un dovere”, come dice “oggi” il Signor Cobolli), in quel preciso momento si era reso conto che la società Juventus non c’era più. S’era “liquefatta” (per dirla con Buffon). E lui (abituato alla “vera” Juventus del Dottore e dei Suoi uomini: Giraudo, Moggi e Bettega) in quella copia falsa e sbiadita di Juve non aveva intenzione di starci un minuto di più. E per questo ha mandato a quel paese anche i soldi dell’ingaggio.
Grande guascone. Grande Deschamp. Grande (vero) Juventino. Come lo ammiro !
Nemo
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